Ho deciso in questi giorni di fare un po’ di ordine nella mia cantina, dove, nel corso del tempo, ho riposto i mobili che non sono riuscita a ricollocare nella mia casa attuale.
Ho provato a fare il conto di quanti traslochi io abbia fatto finora.
Quante case ho abitato in città, al mare in campagna e…ho perso il conto!
La mia cantina sembra davvero il deposito di un negozio di arredamento, non riesco a separarmi da nessun oggetto, da nessun mobile perché ognuno conserva, per me, un ricordo importante.
Tra tutti in un angolo spunta l’iconica Wassily.
Questa sedia era un must, quando ero piccola, nella mia casa e nelle case che frequentavo.
Ricordo la casa di un amico di famiglia che aveva questa sedia posizionata all’interno di un bow window, sulle mensole di questo angolo della casa c’era la sua elegante collezione di pipe ed ora se chiudo gli occhi mi sembra di vedere Gianfranco, questo il suo nome, seduto sulla sua Wassily impegnato nel rituale dell’accensione della pipa.
La Wassily è una sedia che nasce negli anni ’20 rompendo gli schemi classici della concezione della seduta tradizionale per la sua adattabilità, estrema semplicità e nitidezza delle forme.
Il suo ideatore, Marcel Breuer, prestigioso Architetto ungherese, apparteneva alla Scuola di Bauhaus: un movimento fondato a Weimar dall’architetto tedesco Walter Gropius.
Gropius scriveva che” il fine ultimo di ogni attività figurativa è la costruzione”.
La sedia N°B3 Chair, o più celebre Wassily Chair, nata nel 1925, rappresenta un’innovazione sia dal punto di vista dei metodi di produzione che dei materiali utilizzati. Breuer, nei laboratori della Bauhaus, iniziò a sperimentare l’impiego dei tubi di acciaio nichelato piegato, usati per la prima volta nella produzione della bicicletta Adler, e vi aggiunse l’eisengarn -termine tedesco per identificare un materiale usato anche nell’arredamento-(in italiano: ferro filato).
Il telaio della bicicletta fu infatti la fonte di ispirazione per questa innovativa seduta, insieme, probabilmente all’inclinazione dello schienale tipico della “sedia rossa e blu”, progettata circa dieci anni prima dall’olandese Gerrit Rietveld.
Per la sua realizzazione Breur si rivolse in un primo tempo alla stessa Adler, ma non trovando consenso decise di presentare il suo progetto alla ditta Mannesmann la quale, già dal 1885-86, aveva sperimentato innovative tecniche di lavorazione dei tubi d’acciaio. E assembrò il prototipo all’interno del laboratorio del legno, nella Bauhaus, di cui era direttore.
Il primo prototipo del1925 subì nel tempo una serie di modifiche ad esempio nel 1927 venne costruito il telaio della versione attuale che è costituito da un tubo continuo, senza alcuna giunta, che piegandosi circoscrive uno spazio cubico.
La commercializzazione della B3 fu affidata alla Standard Mobel di Berlino e negli anni sessanta divenne un prodotto di massa dopo che Dino Gavina, imprenditore italiano, nel 1962, dopo aver conosciuto il designer ungherese a New York, lo convinse a rieditare la sedia .
Nel 1968 la Knoll di New York comprò la Gavina Spa di Bologna, compresa la produzione della celebre sedia, che è ancora in produzione.
Originariamente, pare che la Wassily Chair venne progettata da Marcel Breuer per la residenza a Dessau del collega costruttivista Wassily Kandinsky, dal quale prende il nome (per questo motivo, spesso la sedia Wassily viene chiamata Kandinsky Chair).
La Wassily è un oggetto di design moderno che ha quasi cento anni di storia e ancora oggi è attualissima ed elegante grazie alla particolare forma questa sedia è solida, equilibrata e comoda da utilizzare.
Sono nata a Roma nel 1976 da due genitori meravigliosi. Sono laureata in Scienze dell’Amministrazione con tesi sul Project Financing e le sue tendenze evolutive in campo economico e finanziario, ma le case sono sempre state un elemento centrale della mia vita, ho cambiato diversi appartamenti, comprato e rivenduto perché ogni stagione della vita ha bisogno di novità. Così il real estate è diventato un lavoro, che svolgo con passione, dedizione, impegno e sempre con il sorriso!
Amo incontrare le persone, ascoltarle, conoscerle attraverso le proprie case perché ogni casa racchiude emozioni, il vissuto profondo e la storia di ognuno di noi.
Con NicHome ho voluto creare uno spazio di condivisione di ispirazioni, informazioni, consigli attraverso una piccola fuga dalla quotidianità.