Bosco verticale Milano: un eco realtà

 

Bioarchitettura, architettura sostenibile, architettura botanica: quante diverse declinazioni si possono dare a questo progetto di forestazione urbana curato dall’Arch.Stefano Boeri .

                                                         

Stefano Boeri, classe 1956,milanese, architetto, urbanista e progettista di fama mondiale, ha ricevuto due importanti riconoscimenti per il suo Bosco Verticale (BV) di Milano: nel 2014 ha ottenuto il primo premio nell’ International  Highrise Award (scelto tra più di 800 grattacieli in giro per i continenti) e stessa posizione nel 2015 al 14’ Annual CTBUH Inernational Best Tall Buildings Awards Symposyum come miglior grattacielo al mondo ( Best Tall Building Worlwide).

Si tratta di un progetto  molto ambizioso: la costruzione di due torri biologiche e sostenibili una di 80 metri e l’altra di 112 metri, che ospitano 8000 alberi, 15000 piante perenni o tappezzanti e 5000 arbusti.

Un modello di densificazione in altezza in grado di ridurre i consumi energetici grazie allo schermo vegetale. L’impatto visivo è potente; la facciata è un caleidoscopio cromatico, che varia a seconda delle stagioni, in cui le gradazioni dei colori si susseguono con accenti poetici.

                                           

Il tutto è stato poi, senza l’intervento dell’uomo, arricchito da circa 1600 esemplari di uccelli e farfalle, attirati da questo habitat.

Questo lavoro è stato il frutto di una progettazione durata tre anni da parte di un gruppo di botanici ed etologi che ne hanno studiato la stagionalità delle fioriture, l’allergenicità, e la relativa manutenzione.

Le piante scelte, per essere poi impiantate, sono state precoltivate in una speciale nursery botanica per abituarle a vivere in condizioni simili a quelle finali.

                                                                 

Questa ricca vegetazione filtra i raggi solari, regola l’umidità ed assorbe CO2 e polveri sottili; inoltre le piante proteggono dall’irraggiamento e dalla polluzione acustica.

Una squadra di arboricoltori-scalatori provvede una volta l’anno alla potatura delle piante.

L’ideatore dei cosidetti “giardini verticali” è il biologo francese Patrick Blanc, che nel 1986 realizzò anche il muro vegetale per la Citè des Sciences et de l’Industrie di Parigi.

L’ Arch. Boeri racconta di aver avuto questa intuizione durante un viaggio: «Ero a Dubai ed ero rimasto colpito da una città nel deserto con oltre 200 grattacieli alti più di 200 metri tutti rivestiti di vetro che consumavano un’energia allucinante per condizionare gli interni e riflettevano all’esterno il sole cocente del deserto. Erano i giorni in cui Manfredi Catella mi aveva chiesto di ragionare sull’Isola e sulle due torri. Ho pensato all’esatto contrario di ciò che avevo sotto gli occhi e ho disegnato il bozzetto del Bosco».

Boeri si definisce un archistreet poiché tale lavoro “richiede grande visione da un lato ma piedi per terra dall’altro. Non possiamo permetterci di non ascoltare chi vivrà in quegli spazi».

Questa idea visionaria iniziata ai margini del quartiere Isola di Milano è stata successivamente replicata, con nuove ispirazioni, a Losanna con la Torre dei Cedri, a Parigi con La Foret Blanche e anche  in Asia con la Nanjiing Vertical Forest.