Maniglia

Il termine maniglia ha origine dal latino manicula che vuol dire piccola mano.

 

Questo accessorio dall’uso comune quotidiano deve la sua origine ad Osborne Dorsey.

Dorsey era un  uomo afroamericano,che ,nel 1878, inventò e registrò negli Stati Uniti il primo brevetto della maniglia.

Le maniglie erano prima sporgenze o sbarre.

Attraverso queste si spingeva o tirava la porta la cui chiusura era affidata generalmente ad un lucchetto o chiavistello o ad un particolare sistema di lacci di cuoio.

 

Per secoli le maniglie rimasero un elemento architettonico di cui si occupavano i fabbri o gli artisti locali.

I materiali più diffusi erano il metallo ed il legno ,ma anche porcellana o ceramica.

 

All’inizio del ‘900 cominciarono ad essere gli architetti a progettare le maniglie.

Il grande cambiamento arrivò con il modernismo.

In particolare con Bauhaus, la scuola di design tedesca nata nel 1919 su iniziativa di Walter Gropius.

Nel 1923 Gropius disegnò una maniglia.

Si tratta della  prima maniglia cilindrica per porta, che diventò il simbolo del modernismo e gli servì per raccogliere finanziamenti per la Scuola.

Una delle maniglie più influenti della storia della maniglia fu disegnata dal filosofo Ludwig Wittgenstein , che progettò per la casa della sorella a Vienna verso la fine degli anni ’20.

Con l’avvento dell’Art Noveau e grazie all’Arch. Victor Horta le maniglie vengono caratterizzate da forme fluide ispirate alla natura.

Negli anni ’50 l’Arch. e design italiano Giò Ponti disse che “non è la maniglia che deve adattarsi all’uso, è la mano che grazie alle sue caratteristiche può adattarsi” .Iniziò così a collaborare e disegnare i primi modelli per l’azienda Olivari.

Ne derivarono i primi modelli di design prodotti partendo da barre in ottone o bronzo.

Le tecnologie si evolvono e negli anni ’70 con l’avvento dei nuovi materiali tra cui la plastica si subisce un distacco dalla tradizione.

Il termine maniglia ha origine dal latino manicula che vuol dire piccola mano.

Questo accessorio dall’uso comune quotidiano deve la sua origine ad Osborne Dorsey , un uomo afroamericano,che ,nel 1878, inventò e registrò negli Stati Uniti il primo brevetto della maniglia.

Le maniglie erano prima sporgenze o sbarre con le quali si spingeva o tirava la porta la cui chiusura era affidata generalmente ad un lucchetto o chiavistello o ad un particolare sistema di lacci di cuoio.

 

Per secoli le maniglie rimasero un elemento architettonico di cui si occupavano i fabbri o gli artisti locali.

I materiali più diffusi erano il metallo ed il legno ,ma anche porcellana o ceramica.

 

All’inizio del ‘900 cominciarono ad essere gli architetti a progettare le maniglie.

Il grande cambiamento arrivò con il modernismo ed in particolare con Bauhaus, la scuola di design tedesca nata nel 1919 su iniziativa di Walter Gropius.

Nel 1923 Gropius disegnò una maniglia ,la prima maniglia cilindrica per porta, che diventò il simbolo del modernismo e gli servì per raccogliere finanziamenti per la Scuola.

Una delle maniglie più influenti della storia della maniglia fu disegnata dal filosofo Ludwig Wittgenstein , che progettò per la casa della sorella a Vienna verso la fine degli anni ’20.

Con l’avvento dell’Art Noveau e grazie all’Arch. Victor Horta le maniglie vengono caratterizzate da forme fluide ispirate alla natura.

Negli anni ’50 l’Arch. E design italiano Giò Ponti disse che “non è la maniglia che deve adattarsi all’uso, è la mano che grazie alle sue caratteristiche può adattarsi” ed inizia così a collaborare e disegnare i primi modelli per l’azienda Olivari.

Ne derivarono i primi modelli di design prodotti partendo da barre in ottone o bronzo.

Le tecnologie si evolvono e negli anni ’70 con l’avvento dei nuovi materiali tra cui la plastica si subisce un distacco dalla tradizione.

Le maniglie oggi vengono realizzate in alluminio con leghe pregiate e resistenti alla corrosione oppure in leghe di ottone o zama.

Attualmente si passa dalla fase creativa alla realizzazione dello stampo passando a macchine sofisticate in 3d.

Questo viene elaborato e poi inviato a particolari frese che modellano il blocco di acciaio di cui si compone lo stampo.